di Don Renzo Lavatori

Bernardo di Chiaravalle, canonizzato nel 1174, dottore della Chiesa, nato intorno al 1090 in Borgogna e morto nel 1153, è il rappresentante più qualificato della spiritualità del XII secolo; la sua dottrina demonologica, anche se priva di connotazioni originali, raccoglie il meglio della tradizione patristica, animandolo con la vivacità e la plasticità del linguaggio. Egli non si sofferma su questioni di tipo speculativo, ma evidenzia marcatamente gli attacchi malefici di Satana nella vita ascetica del monaco e suggerisce le armi per sconfiggere il nemico spirituale.

La caduta di Satana

Bernardo tratta brevemente della caduta di Satana: riafferma che il suo è stato un peccato di smisurata presunzione e di ambizione, volendo farsi simile all’Altissimo e salire fino al cielo. Ma è stato precipitato nell’abisso che si trova sotto il cielo o le nubi, al di sopra della terra. Infatti, come punizione del suo peccato, al diavolo è toccato in sorte di cadere dal cielo e di fermarsi a metà tra cielo e terra, in modo che non possa essere più alla medesima altezza degli angeli buoni, né condividere la bassezza degli uomini che con la loro umiltà fanno penitenza dei peccati. L’idea di Bernardo vuole mettere a fuoco l’essere intermedio dei diavoli, come fossero sospesi e indeterminati tra i due estremi, il celeste e il terrestre, senza partecipare né dell’uno né dell’altro, informi e privi di una propria identità. Disorientati tra l’una e l’altra parte come forsennati e tesi senza poter mai acquietarsi in un senso o nell’altro, perpetuamente fuggenti da sé stessi e impotenti di ritrovarsi in sé come soggetti stabili, i demoni appaiono l’espressione massima della dispersione dell’essere che sfocia nell’impossibilità di raccogliersi e di autodefinirsi.
Da questo luogo infelice essi muoiono d’invidia nel vedere le innumerevoli schiere di spiriti celesti, che godono ancora di divino splendore, risuonanti le divine lodi, abbondanti di grazia. Ma ugualmente i demoni sono mossi d’invidia guardando la terra, ove si trovano uomini eccelsi nella fede e nelle virtù, salvati dall’amore misericordioso del Signore, mentre essi si riconoscono miseri e infelici. Satana – scrive Bernardo nei suoi “Sermoni” con riferimento al Salmo 90 – «vede sé e i suoi degni di disprezzo, perché incolti, tenebrosi, infecondi di ogni bene, così che si sente l’obbrobrio dell’uomo e degli angeli, lui che tutti disprezza». Abitando nell’aria, i demoni non potranno mai risalire e tornare in cielo, perché il Signore ha visitato la terra, ricolmandola di misericordia, non l’aria. Bernardo, dunque, è decisamente contrario alla teoria dell’apocatastasi, sostenuta da Origene, secondo la quale alla fine dei tempi ci sarà una redenzione universale e tutte le creature saranno reintegrate nella pienezza di Dio, compresi Satana e la morte. Egli motiva la sua convinzione non in ragione della decisione irrevocabile dei diavoli, come quasi tutti gli altri pensatori, ma a causa della impossibilità di un nuovo atto redentore per essi; la redenzione è avvenuta una volta per tutte ed è irripetibile.

Potere e azione di Satana

La riflessione di Bernardo si sofferma sul potere e la lotta di Satana contro gli uomini, prendendo come metro di paragone l’accanita lotta del faraone contro il popolo d’Israele. Ma come il popolo di Israele, aiutato dalla potente mano del Signore, ha sconfitto la potenza faraonica, così i cristiani, sorretti dalla grazia di Cristo, in modo più strabiliante sconfiggono le forze sataniche. Bernardo così scrive nei “Sermoni sul Cantico dei cantici”:

Là si è combattuto contro la carne e il sangue, qui contro i principati e le potestà, contro i reggitori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti celesti della nequizia (Ef 6, 12) […]. Là il popolo fu fatto uscire dall’Egitto, qui l’uomo è salvato dal secolo; là viene prostrato il faraone, qui il demonio; là sono rovesciati i cocchi del faraone, qui sono sommersi i desideri della carne che combattono contro l’anima; quelli nei flutti, questi nelle lacrime: marini quelli, amare queste.

Grande è il potere del maligno, dato che una buona parte dell’umanità giace sotto il suo dominio e gli spiriti del male si aggirano sulla terra in cerca di chi divorare. In particolare, Bernardo individua due direttrici su cui si muove l’azione malvagia dei demoni: da una parte essi tentano di risalire al cielo, accanendosi contro Dio in forza del loro orgoglio indomito; dall’altra parte, respinti dal cielo, si tuffano costantemente sulla terra per ingannare gli uomini. Questo movimento continuo senza sosta, porta gli spiriti del male a muoversi giorno e notte tra il cielo e la terra. È un circolo vizioso, un girare a vuoto attorno a sé stessi senza trovare mai la quiete, ma con sempre maggior livore e acredine.

Tentazioni sataniche e vizi umani

In questo salire e scendere di Satana sta la ragione delle sue tentazioni, che risiedono particolarmente in certi atteggiamenti di ambizione e di vanità dell’uomo, magari sotto il falso profilo di un bene maggiore da raggiungere. Del resto, la tattica di Satana è quella di mascherare il male sotto l’apparenza di una virtù, come ha fatto nelle tentazioni inferte a Cristo nel deserto. Per questo motivo non mancano tentazioni per gli uomini spirituali, anzi questi spesso sono combattuti da Satana con accanimento maggiore per essere sviati dal cammino verso i beni divini. Così il diavolo non risparmia i suoi attacchi verso coloro che sono sul punto di morire. Molte sono le armi del maligno, come quando usa qualche passo della Scrittura con secondi fini, celando la verità di Dio sotto l’involucro della propria opinione. I demoni sono come dei cacciatori, sempre pronti per sparare sulla preda e pieni di contentezza quando hanno la vittima tra le mani.
Bernardo nei “Sermoni” si dilunga a descrivere il rapporto che esiste tra i demoni e i vizi umani, riprendendo con ciò la tradizione di antichi scrittori come Evagrio Pontico in oriente e Cassiano in occidente, anche se usa immagini diverse. Egli applica alcuni nomi di animali al diavolo e insieme al vizio, secondo il versetto del salmo (90,13): «Camminerai sull’aspide e il basilisco, calpesterai il leone e il drago», ove il rettile o l’aspide è colui che chiude il cuore al richiamo di Dio, nascondendo il capo sotto il terreno, cioè il caparbio e il sordo; il basilisco rappresenta colui che ha lo sguardo avvelenato, cattivo ma fascinoso, cioè l’invidioso e l’avido; il drago non è altro che lo spirito iracondo e collerico; il leone esprime la crudeltà e l’orgoglio.
Nonostante la visione terrificante del diavolo e delle sue azioni verso gli uomini, per il cristiano, seriamente impegnato nella sequela di Cristo, rimane sempre una grande speranza, poiché ha al suo fianco il Paraclito, il difensore divino, alla cui presenza «il maligno si sentirà perduto, e in tal modo il Signore renderà giustizia a quanti lo temono». Non si può aver paura di colui che è destinato a essere sconfitto davanti alla maestà di Cristo. D’altra parte, il diavolo non ha il potere di far cadere nel peccato senza il libero consenso dell’uomo. Perciò la demonologia di Bernardo non resta prigioniera del terrore, ma è pervasa da un costante anelito verso la vittoria totale sul maligno e la partecipazione alla beatitudine divina; per raggiungere questa, tuttavia, sono necessarie la vigilanza e l’impegno continuo, assieme a una grande fiducia in Cristo, vincitore del male e salvatore misericordioso. L’intento del grande santo monaco è principalmente esortativo per condurre gli altri monaci sulla strada della perfezione cristiana.
Un invito che possiamo fare nostro.

Concludendo, ricordiamo che a San Bernardo, devotissimo alla Vergine, è inoltre attribuita la celebre preghiera “Memorare” (“Ricordati”) che riportiamo di seguito:

Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo che alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato. Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle Vergini, a te vengo e, peccatore contrito, innanzi a te mi prostro. Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma ascoltami propizia ed esaudiscimi. Amen.

foto copertina: Filippo Lippi, Apparizione della Vergine a san Bernardo, 1447 (Londra, National Gallery).