di Associazione Internazionale Esorcisti
“San Giovanni fa vedere gli inganni”, recita un proverbio. Di fronte agli innumerevoli eventi organizzati in tutta Italia da comuni, associazioni e pro loco per celebrare fra il 23 e il 24 giugno la cosiddetta “Notte delle streghe”, nasce il sospetto che l’inganno torni comodo a troppi e non venga per nulla sfatato. Anzi, la superstizione appare istituzionalizzata in un singolare mix di turismo locale, indotto economico e “divulgazione culturale”. Scorgiamo poi un piano ulteriore, collocato nemmeno troppo sullo sfondo. Anzi, possiamo affermare che ormai è esplicito, pubblicizzato, organizzato: quello esoterico-occultista.
Come spiega il portale agricoltura della Regione Emilia-Romagna, quella di San Giovanni era e resta una delle feste stagionali più importanti del mondo rurale, e aveva lo scopo di proteggere il raccolto da fenomeni atmosferici distruttivi come temporali e siccità. Essa coincide con il solstizio d’estate, mescolando credenze pagane e riti cristiani in un processo di millenario adattamento storico-religioso diffuso nell’area europea. E in tutto il continente, per San Giovanni, era antica abitudine delle popolazioni accendere fuochi e raccogliere erbe e fiori spontanei per lasciarli in infusione nell’acqua tutta la notte, all’aperto. Spiccava fra esse l’iperico – l’erba di San Giovanni – al quale una diffusa mentalità superstiziosa attribuiva la virtù di allontanare gli spiriti malvagi. La mattina del 24 giugno era ed è ancora radicata l’usanza di lavare mani e viso con l’acqua di San Giovanni, che la stessa mentalità superstiziosa riteneva e ritiene miracolosa.
L’evento astronomico del solstizio riveste un’importanza centrale, concomitante alla festa del Battista (cui seguirà esattamente sei mesi più tardi la celebrazione del Natale di Cristo, Luce del mondo). Come ha spiegato lo storico Franco Cardini, il “solstizio d’estate coincide, nel mondo mediterraneo, con un fervore d’attività: è il tempo della mietitura, il tempo della raccolta del frutto del lavoro, il tempo della navigazione serena grazie al mare ordinariamente tranquillo. Ma è anche il tempo in cui le scorte alimentari, raccolte e ammassate, cominciano a diminuire; e così, in pari tempo, le giornate si accorciano. Nel simbolismo antropomorfico dell’anno, il solstizio d’estate è paragonabile al “mezzo del cammin” della vita umana: massimo vigore, prorompente energia, ma al tempo stesso culmine oltre il quale la forza comincia pian piano a regredire e anche le giornate terrene diventano più brevi” (I giorni del sacro. Il libro delle feste).

I fuochi di san Giovanni in Francia, sec.XIX
Un tempo il popolo romano, la notte di san Giovanni, faceva rumore con campanacci, tamburelli, trombe, botti e petardi per spaventare fattucchiere e streghe, impedendo loro di raccogliere le erbe per i loro incantesimi. Infatti, si riteneva che le streghe si radunassero sui prati del Laterano, chiamate a raccolta dalle anime dannate di Erodiade e di sua figlia Salomè, responsabili della decapitazione del Battista, per poi aggirarsi nelle strade e nelle piazze dell’Urbe a ingannare i mortali. Al sorgere del sole un colpo di cannone da Castel Sant’Angelo annunciava l’inizio della Messa celebrata dal Papa nella Basilica Lateranense.
Di acqua sotto i ponti del Tevere ne è passata da quel tempo, quando erano radicate credenze superstiziose, ma era anche viva la devozione di popolo e, con essa, la consapevolezza di certi pericoli spirituali.
E oggi? Restiamo nell’Urbe dove anche quest’anno al Quartiere Appio-Latino, a due passi dal Laterano, si è celebrata “la Festa di San Giovanni – La Notte delle Streghe”, organizzata da una serie di associazioni del territorio con il contributo e la collaborazione del Municipio Roma VII. Fra gli eventi in programma: “Herbarie. Le chiamavano streghe” racconto teatrale che ha unito “sapere erboristico femminile” col “gesto antico e potente della tessitura”. Poi, la notte fra il 23 e il 24 giugno, è stato proposto un laboratorio per preparare l’acqua di San Giovanni con erbe officinali raccolte nei campi “secondo le pratiche tramandate”. Gran finale con uno spettacolo di danza tra le fiamme, che ha acceso “l’ultima notte della Festa con suggestioni antiche e visioni incantate” (RomaToday.it, 16 giugno 2025).
Insomma, la solita ricetta: il riscatto dei secoli bui e della condizione femminile, insieme all’emancipazione delle classi subalterne o dei reietti, facendo però scomparire o – nel caso – passare in secondo piano il dato religioso cristiano e la sua pratica devozionale nel cui alveo la cultura popolare e contadina aveva assimilato il retaggio pagano.
Se in Cilento un’associazione del territorio in occasione della notte di San Giovanni ha organizzato un incontro pubblico con un’anziana del posto per insegnare a “togliere il malocchio”, in un comune della montagna veronese, come ogni anno, la festa del fuoco è stata salutata da figuranti in costume. Nella notte più corta dell’anno le danze attorno ai bracieri avrebbero così messo in fuga le tenebre, allontanato spiriti maligni, streghe e demoni delle antiche leggende del Nord.
Non possiamo non ricordare che questo tipo di eventi, oltre ogni rievocazione “fokloristica”, può rappresentare un rischioso recupero della stregoneria e del mondo della magia perché propone una rilettura di fatti storici e religiosi tale da attribuire un significato culturale-ricreativo, e quindi positivo, a fenomeni esoterici e occulti che la tradizione cristiana giudica come problematici quando non li ritiene pericolosi. Le Istituzioni locali che in tutta l’Italia avallano, finanziano e promuovono simili eventi ne possono diventare strumento, perché talora affidano inconsapevolmente l’organizzazione ad autentici operatori dell’occulto (o perché si mascherano sotto le insegne di innocue associazioni, o perché attivi più o meno in incognito), abolendo in questo modo, in nome di un relativismo di fatto oscurantista, ogni distinzione tra il bene e il male. Ritenere che eventi di questo tipo possano risultare piacevoli o persino educativi per la popolazione locale o i turisti è un errore gravissimo.
L’Associazione Internazionale Esorcisti non può perciò ignorare, per la sua stessa vocazione pastorale e culturale, il preoccupante ripetersi di simili iniziative e lo biasima anche in questa occasione come ha già fatto in passato.