di padre Gilles Jeanguenin, esorcista
Molti ignorano che il vescovo di Ginevra Francesco di Sales fu un grande esorcista, dotato di profondo e illuminato discernimento spirituale. Francesco affronta il discorso del combattimento spirituale con rara maestria e senso dell’equilibrio: per lui, è nell’imitazione di Cristo, mite e umile di cuore, che viene sconfitto l’avversario. «Esperto» del cuore umano e formatore delle coscienze, insegnava ai suoi figli spirituali l’arte di resistere al nemico e di sventarne le trappole conservando, tuttavia, la gioia e la pace del cuore.
Nominato vescovo coadiutore di Ginevra nel 1599, a trentadue anni di età e dopo soli sei anni di sacerdozio, Francesco di Sales è chiamato nel 1602 a succedere a mons. Granier come vescovo di Ginevra a pieno titolo. Passati dieci anni, precisamente nel 1612, il futuro Dottore della Chiesa pubblica per la sua Diocesi un Rituale,[1] che ha al suo interno il titolo “Exorcismus super obsessis” nel quale Francesco profonde la sua dottrina e la sua esperienza in tema di lotta al maligno e di liberazione dalla sua azione straordinaria,[2] dottrina ed esperienza che scorre come fiume fecondo in tutti i suoi scritti.
Don Giancarlo Gramolazzo scriveva nella prefazione al mio libro “San Francesco di Sales e il Diavolo” (Ed. Paoline, 2010): “Francesco parla come un esperto psicologo, anche se la psicologia come scienza non era ancora nata, riesce a intuire e distinguere chiaramente ciò che è demoniaco da ciò che è malattia o semplice condizionamento psicologico”.
San Francesco di Sales, da pastore saggio e prudente aveva proibito a certi esorcisti o presunti tali, di proferire esorcismi senza il dovuto discernimento. Infatti, la creduloneria popolare e le superstizioni erano un male assai diffuso tra le popolazioni alpine. Francesco fondava la sua dottrina sull’equilibrio e la fiducia totale in Dio. Onde evitare le paure collettive attorno al demonio, Francesco predicava l’amore di Dio e la quiete gioiosa dell’anima. È proprio nella lettura dei suoi scritti che si capisce la sua metodologia, in modo particolare nella lettura della sua Filotea (1609) e del Trattato dell’Amor di Dio (1616) nonché delle sue innumerevoli lettere”.
Nella vita o negli scritti di san Francesco, infatti, non troverete traccia di sensazionalismo, di esagerazione o di esaltazione. L’equilibrio e il discernimento sono note caratteristiche di una spiri-tualità matura e tutta centrata sull’amore di Dio.
Alcuni elementi dottrinali nell’insegnamento salesiano
«Il diavolo è tanto nemico dell’umiltà, perché, per mancanza di quella,
venne cacciato dal cielo e precipitato nell’inferno».
(“Trattenimenti” XIX, 20)
1. Satana, caduto per orgoglio, odia l’amore divino San Francesco definisce il demonio come uno spirito orgoglioso e ribelle:
“Lucifero e i suoi angeli, non ebbero altri tentatori che se stessi. (…) Si tentarono da sé a causa del loro orgoglio. (…) Ecco come possiamo dire che l’ambizione, l’orgoglio e la presunzione sono discesi dal Cielo nel paradiso terrestre e dal paradiso terrestre nel mondo, del quale hanno fatto un inferno terrestre[3]”.
Il Vescovo di Ginevra considera Satana come incapace di amare e di provare una gioia vera; lo giudica nemico di tutta l’umanità; vede il lui il padre della menzogna e un tentatore astuto che, però, non può costringere la nostra libertà a compiere il male.
Nel suo “Trattato dell’Amor di Dio” (1616) egli riporta questa terribile confessione del demonio: «Sono quello sventurato privato d’amore. [4] E come potrebbe amare colui che ha rinnegato il Dio-Amore? Non c’è peggior castigo – e sarà quello dell’inferno – che il non poter amare e il non poter ricevere l’amore di altri.
2. Satana isolato e disperato per sempre. Affermava san Francesco:
“Il maligno gode nella tristezza e nella malinconia, perché lui è, e lo sarà per l’eternità, triste e malinconico; per cui vorrebbe che tutti fossero così![5]”.
Durante gli esorcismi il demonio rivela raramente il suo nome, ma spesso confessa la sua desolazione e l’estrema solitudine in cui sta per l’eternità. Gli spiriti cattivi vivono effettivamente nell’isolamento totale – anche se sono legioni – perché si sono staccati da Dio, rifiutando d’inchinarsi davanti a lui e di riconoscere la sua signoria sulla creazione tutta intera. Ecco perché sono privi d’amore, di luce, e di speranza per sempre.
3. Satana è seduttore e menzognero
Il de Sales qualificava il demonio come “scimmia di Nostro Signore” perché “si mimetizza per sferrare il suo attacco e se non prende l’apparenza e l’aspetto di un amico, non farebbe mai il suo colpo, si serve sempre di inganno; per questo, con le sue astuzie e i suoi inganni, riesce a sedurre molta gente[6]”.
San Francesco paragona il demonio a un serpente. Così descrive l’estrema scaltrezza di quel tentatore:
“Il demonio è come il serpente di cui ha preso le sembianze: dove passa la testa, passa tutto il corpo. Non sapete che il più delle volte i demoni non chiedono grandi cose agli indovini e ai maghi, ma un pelo di barba, un pezzettino d’unghia? Se tu glieli dai, sei preso tutto. Dapprima chiede poco; col tempo prende tutto[7]”.
Durante gli esorcismi, infatti, il demonio agisce allo stesso modo: rivela il falso, dissimula la verità e tenta di sviare l’attenzione dell’esorcista con parole inutili, insensate o provocatorie. Se, tuttavia, viene scoperto, o se i suoi disegni vengono portati in piena luce, diventa vulnerabile e non resisterebbe a lungo; sarebbe dunque obbligato a levare il campo!
Il combattimento spirituale: consigli di San Francesco di Sales
1. Non temete il diavolo; abbiate fiducia in Dio!
Il demonio gioca spesso e volentieri con le nostre paure; se ne serve per indebolirci e per portarci a dubitare della bontà di Dio nei nostri riguardi e, quando ci riesce, si gode una bella vittoria su di noi. San Francesco di Sales ci aiuta a ritrovare la calma interiore e dà l’esempio di un abbandono filiale tra le braccia di Dio. Egli appunto scriveva a una religiosa:
“Mia cara Figlia, sento dire che avete paura degli spiriti. (…) Siete sotto le ali di Dio come un pulcino; e di che mai dovete aver paura? (…) Questa sicurezza si acquisterà a poco a poco, a misura che Dio crescerà in voi, poiché la grazia genera la fiducia, e la fiducia non resta confusa[8]”.
San Francesco di Sales si rivolge alla destinataria della lettera esortandola a camminare «col cuore armato della fiducia in Dio». Queste parole esprimono perfettamente l’immenso amore e la fiducia incondizionata che elevarono il cuore di Francesco fino alle vette dall’amor divino. È proprio questo amore e questa indefettibile fiducia nella protezione divina a rendere Francesco invulnerabile di fronte ai tormenti del maligno.
2. Non cedete allo scoraggiamento!
Il demonio suscita in noi paure e inquietudini per stancare e indebolire le nostre difese e per far nascere in noi lo scoraggiamento. Il de Sales ci svela una delle strategie attuate del demonio: il nemico cerca di stancarci e di scoraggiarci perché abbandoniamo la battaglia
“Non lasciamoci intimorire dalle fanfare del nemico, che non potrà mai farci del male. Per questo, egli vuole almeno farci paura, con la paura inquietarci, con l’inquietudine stancarci, e con la stanchezza farci abbandonare i nostri disegni”.
3. Tenete ben chiusa la porta del vostro cuore!
Come affermato giustamente dallo stesso Francesco, se sbarriamo le porte del nostro cuore – cioè, non guardiamo né ascoltiamo la tentazione – il maligno si affaticherà invano e se ne andrà:
“Teniamo le nostre porte ben chiuse. Non lasciamo rovinare i muri delle nostre risoluzioni e viviamo in pace. Lasciamo che il nemico giri attorno a noi e scorrazzi a suo piacimento: può arrabbiarsi per dispetto, ma non può far nulla. Credetemi, non tormentatevi minimamente per tutte le suggestioni che vi possono venire dal nemico. Bisogna avere un po’ di pazienza per sopportare il rumore e il baccano che fa sentire alle orecchie del nostro cuore, sapendo che, a dispetto di tutto, non ci potrebbe nuocere[9].
4. Superare la tentazione con fede e nella fiducia!
Secondo l’insegnamento salesiano, la tentazione è una battaglia continua, da sostenere con fede, con pazienza e nella fiducia in Dio. Appunto, il santo fondatore della Visitazione scriveva alle sue figlie:
“La vita dell’uomo è una continua battaglia; il nostro nemico è sempre in agguato per sorprenderci; egli punta ordinariamente le sue armi contro la cittadella del nostro cuore, nella parte più vulnerabile. (…) Bisogna dunque far buona guardia laddove è il punto più debole della propria anima. (…) Vorrei, però, che riprendeste subito animo per combattere con più ardore il primo assalto, e che non vi venga mai meno né il coraggio di combattere né la speranza di vincere[10]”.
Le parole di san Francesco di Sales attingono senso e forza esclusivamente dalla sublime relazione d’amore che egli intrattiene con Dio. “La sua profonda unione e identificazione con Dio, scriveva don Giancarlo Gramolazzo, costringe Satana a vedere non più Francesco di Sales ma Dio, costringendolo, come nel Vangelo, ad apparire e a essere scacciato”.
5. Ricaviamo il bene dalle tentazioni!
Diceva san Francesco:
“Le vostre tentazioni vengono dal diavolo e dall’inferno, ma le vostre pene e afflizioni vengono da Dio e dal paradiso”[11].
Difatti, la tentazione è del demonio; la vittoria sulla tentazione è di Dio, ed è qui tutta l’opera della grazia e della misericordia divina! E se la prova della tentazione ha lasciato in noi qualche strascico di dolore, il Signore, che trae il bene del male, cambierà la nostra afflizione in gioia!
L’esorcismo nell’esperienza pastorale di San Francesco di Sales

Giambattista Tiepolo, San Francesco di Sales, Galleria d’Arte Antica, inv. 79
San Francesco osserva giustamente che i demoni sono terrorizzati quando sentono pronunciare il nome di Gesù e quando viene imposto sui posseduti il crocifisso. Questo terrore dei demoni è vero e pure sempre attuale, perché ne ho fatto molte volte l’esperienza. La croce è segno e strumento della redenzione, emblema di vittoria, dono della vera Vita: è tutto ciò a cui gli spiriti infernali non potranno mai prendere parte. Ora soffermiamoci su alcuni punti più importanti, come il discernimento degli spiriti.
«Durante le sue visite pastorali, vediamo il vescovo a contatto con questi “energumeni”. […] Ma con quale cura bisognava discernere i casi reali da quelli illusori!».
(E.-J. Lajeunie, « Saint François de Sales », p. 485)
1. Il discernimento degli spiriti
Hamon, come alcuni altri testimoni, insiste sul fatto che Francesco sapeva perfettamente riconoscere i segni della presenza del maligno, senza mai lasciarsi trarre in inganno da lui: “Molte volte conducevano [al vescovo] persone che si dichiaravano possedute, e mai si lasciò ingannare; discerneva meravigliosamente i posseduti da quelli che non lo erano”[12].
San Francesco, che era “dotato di grande discernimento negli incontri individuali”[13], possedeva una conoscenza approfondita non solo delle anime in quanto tali, ma anche degli spiriti che possono agire su di esse. Francesco, infatti, percepiva chiaramente l’opera dello Spirito Santo nelle anime che guidava; inoltre sapeva distinguere, con la stessa chiarezza, le autentiche possessioni diaboliche da qualsiasi finzione, tormento interiore e disturbo psichico. In un’epoca in cui la demenza era spesso e volentieri attribuita all’opera del demonio, Francesco, prima ancora che la psichiatria fosse riconosciuta come scienza, operava una lucida distinzione tra malati psichici e posseduti. Il popolo era solito considerare i disturbi mentali come manifestazione di possessioni diaboliche o di malefici. Anche quelli che soffrivano di questo tipo di male si rivolgevano a Francesco di Sales, il quale offriva conforto e sollievo: li benediceva, ma non proferiva esorcismi su di loro, e questi ritornavano a casa, perfettamente guariti!
2. L’esorcismo svolto con prudenza e discernimento
Un parroco parigino descrive l’atteggiamento prudente e delicato con cui il vescovo di Ginevra si prendeva cura dei poveri tribolati che andavano da lui:
“Non possiamo mettere in discussione la parola degli storici e dei testimoni della vita di san Francesco di Sales quando sono unanimi nel dichiarare che durante le visite pastorali molti posseduti accorrevano a lui cacciando urla, digrignando i denti, facendo mille orribili contorsioni, e aspettavano la loro liberazione con grida che straziavano l’anima. Di fronte a questo spettacolo Francesco, che aveva lo spirito troppo elevato e troppo retto per ammettere qualunque cosa senza prove sufficienti, si asteneva dal prendere posizione per un po’ di tempo; li esaminava attentamente a uno a uno; li interrogava con abilità e, quando aveva accertato i segni di una vera possessione, proferiva su di loro le preghiere della Chiesa, conosciute col nome di esorcismi. I demoni si sottomettevano al servitore di Dio abbandonando i corpi che avevano tormentato e, così, più di ottanta sfortunati dovettero a lui la liberazione[14]”.
San Francesco reagiva vivamente, senza risparmiare grandi rimproveri a quelli che accusavano ingiustamente i vicini di aver «mandato» loro qualche fattura:
“Il 19 ottobre 1605, a Génissat (Alta Savoia), furono presentati al santo vescovo un uomo e una donna, «malati di frenesia», si diceva, «per un maleficio fatto loro da un vicino che li odiava».
Francesco prese tempo per informarsi bene della cosa e rimproverò aspramente coloro che, dietro un semplice sospetto, spargevano sinistre voci a carico del prossimo. Parlò poi in particolare con quei due poveretti e, avendoli benedetti, li rimandò in pace, perfettamente guariti[15]”.
Vediamo qual è il ruolo della prudenza e della preghiera nel discernimento salesiano.
Si osserva che il vescovo savoiardo prega sempre con i suoi malati e impartisce a ognuno la sua benedizione. È nel cuore della preghiera, appunto, che prende vita il discernimento; è dalla sorgente dell’amore di Dio che scaturiscono liberazione, guarigione e consolazione.
Una delicata sensibilità e una profonda intelligenza sono già riunite nell’animo umano di Francesco, ma un tale discernimento, così lucido e penetrante, non può essere soltanto un dono naturale! Questa luminosa conoscenza dei movimenti interiori dell’anima è, infatti, un dono di Dio, che san Francesco saprà sviluppare con la sua preghiera e la sua totale fiducia nell’onnipotenza di Dio.
3. La metodologia salesiana: dolcezza, umanità e attenzione al prossimo
Prima di pronunciarsi un su un caso specifico, san Francesco prende tempo per osservare il comportamento dei presunti posseduti e s’informa scrupolosamente su ciascuno di loro. Egli, infatti, esamina in profondità la personalità di queste persone, prima di decidere come agire.
Questa fase iniziale, che oggi chiamiamo anamnesi o raccolta dei dati, è fondamentale, poiché permette di arrivare alla diagnosi. Un medico che non fa correttamente la diagnosi di una malattia non sarebbe poi in grado di prescrivere una terapia appropriata al paziente.
Tali considerazioni, che sono solo regole di buon senso, si applicano, naturalmente, anche al ministero dell’esorcista. La precipitazione e la superficialità, nonché la leggerezza nell’osservazione e nella valutazione dei singoli casi, possono condurre l’esorcista a prendere decisioni errate, a danno di persone che già sono nella sofferenza!
4. Agire per eradicare la superstizione e la demonofobia
Tra le difficoltà che il santo vescovo si trovò ad affrontare nel riformare la diocesi di Ginevra, vi furono quelle legate sia all’ignoranza di gran parte del clero, sia alle credenze superstiziose sorte nell’immaginario popolare. Difatti, questi alpigiani “incolti e rudi”, oltre a vivere praticamente schiacciati dalla paura dei demoni e dei malefici, si accusavano, reciprocamente, di ricorrere a stregonerie per vendetta o per appropriarsi del bene altrui.
Molte superstizioni venivano addirittura diffuse da sacerdoti ignoranti[16], come gli esorcismi destinati a respingere i demoni che facevano avanzare i ghiacciai fino alle case sulle terre coltivate[17].
Il santo vescovo sarà dunque costretto a intervenire, sempre con bontà, ma anche con fermezza, per proibire certe pratiche superstiziose, combattere gli abusi e regolamentare la pratica degli esorcismi.
5. Ordinamenti e norme per impedire gli abusi
Di fronte all’ignoranza del clero e ad alcuni gravi disordini, il vescovo di Ginevra dovette porre ordine stabilire diverse norme per evitare che si perpetuassero abusi di ogni genere. Egli, ad esempio, proibì di chiedere denaro in cambio di esorcismi e di proferirli senza licenza espressa; vietò ugualmente il comandare al demonio di rivelare il nome degli stregoni e i peccati dei parrocchiani[18], di aggiungere alle benedizioni del rituale «parole sconosciute, caratteri e segni superstiziosi»[19].
Nelle “Costituzioni sinodali” del 20 aprile 1605, Francesco di Sales, pubblica norme da osservare:
“Dopo aver preso atto dei molteplici abusi commessi dagli esorcisti della nostra diocesi, vietiamo a ogni ecclesiastico, sia secolare sia regolare, di esorcizzare senza essere riconfermato in tale incarico da Noi o dal nostro vicario generale e per iscritto. Noi proibiamo, sotto pena di scomunica, di esorcizzare fuori dalle chiese, di ricevere i posseduti nelle case canoniche, specialmente donne e ragazze, e di andare in viaggio o in pellegrinaggio con essi. I trasgressori dovranno versare venticinque libbre in beneficenza per opere pie[20]”.
6. Liberazioni da possessioni e da malefici
Alla durezza della vita e alle privazioni a cui erano costretti gli abitanti delle vallate savoiarde, si aggiungevano “innumerevoli superstizioni, magie, sortilegi e stregonerie profondamente radicate negli animi ormai da generazioni; in diversi casi Francesco ebbe a che fare con indemoniati[21]”, che sembrano essere stati, a quei tempi, molto numerosi (si parla, infatti, di circa 400 liberazioni da possessione!).
L’“Année Sainte” di Annecy conserva la testimonianza di un fatto avvenuto ad Annecy il 20 aprile 1621:
“Francesco di Sales stava uscendo dalla nostra chiesa della Visitazione – dove aveva appena celebrato la Santa Messa – quando una donna, posseduta dal demonio, si presentò dinnanzi a lui, dicendo: «Buon pastore, datemi sollievo!». Dette queste parole, lo spirito cattivo la gettò a terra. Vedendo ciò, il santo vescovo le intimò di rialzarsi e di dire un Padre nostro, poi la benedisse. In quell’istante si udì un chiasso spaventoso: il demonio uscì allora dal corpo di quella donna, lasciandola completamente libera[22]”.
Monsignor Charles-Auguste de Sales ricorda una liberazione da maleficio avvenuta nel 1617:
“Étienne Ferrant, di Thônes, condusse al santo vescovo sua moglie perché un soldato – reputato uno stregone –l’aveva assoggettata alla potenza dei diavoli mediante un maleficio.
Dopo aver salutato il vescovo l’uomo disse: «Monsignore, ecco, vi porto mia moglie; è da tre settimane che non beve, non mangia, non dorme e, inoltre, è furiosa e dissennata. Il nostro parroco, Critain, mi ha suggerito di venire, perché si dice che voi conoscete molto bene tutte queste malattie e vi apportate rimedio». Quindi, il beato prelato, dopo essersi informato in maniera approfondita sulla donna, la condusse nella sua cappella, la confessò e le conferì la Cresima; dopo ciò essa perse conoscenza e cadde sul gradino dell’altare e vi rimase come morta nel lasso di tempo che occorre per recitare l’Angelus. Rimessa poi in piedi dai servitori, disse ad alta voce che si sentiva perfettamente consolata e guarita per la grazia di Dio. Il santo vescovo non fece più nulla, ma disse: «Brava donna, andate in pace, temete Dio, pregatelo e riposatevi: fra poco tornerete in salute». All’istante guarì e tornò a Thônes con il marito”[23].
Nei giorni successivi, nella chiesa di San Giacomo, gestita dai padri cappuccini, il beato Francesco di Sales liberò dalla vessazione dei demoni una donna che proveniva dall’Auvergne, chiamata Madame de Sainte-Claire de Barges [24].
7. Liberazioni dall’infestazione dei luoghi
L’azione dello stesso vescovo non si esauriva con l’esorcismo proferito nei confronti di persone possedute; egli liberava anche i luoghi dall’infestazione diabolica come riporta l’“Année Sainte”. Ecco ciò che accade il 15 ottobre 1607 in occasione della visita pastorale a Thônes:
“Il santo vescovo volle assolutamente alloggiare nella casa parrocchiale perché gli si diceva per certa la presenza di uno spirito folletto tra le mura di quella casa. Questo spirito suscitava, inoltre, strani rumori e talvolta aveva perfino gravemente percosso coloro che si erano azzardati a restarvi la notte. Udito ciò, con l’abituale sua bontà, il santo vescovo rispose: «Appunto per questo bisogna restarvi e vedere Gesù Cristo o Belial». Ritiratosi la sera, dopo la preghiera, sentì dare due forti colpi sul tavolino. Egli allora, stringendo il pugno, ne diede a sua volta tre sullo stesso tavolino e disse: «È in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che ti comando di uscire da questa casa e lasciar tranquillo il riposo della notte a noi dato da Dio, nostro Creatore, per riparare le forze e sollevarci dalle fatiche del giorno». Il diavoletto non fece sentire altro fracasso. La mattina seguente il santo vescovo, assistito dai suoi sacerdoti, benedisse tutto quel luogo e così l’infestazione diabolica cessò per sempre[25].
Conclusione
In san Francesco non c’è tendenza a minimizzare la malizia diabolica o a edulcorare il problema del male: l’influenza perversa del demonio sull’uomo non è affatto sottovalutata o occultata, ma è superata e vinta nella croce di Cristo. Ogni pagina scritta da san Francesco celebra la vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato; tutto in lui – pure il più estenuante dei combattimenti – è pegno di speranza e di vittoria finale. La fede forte e l’amore ardente che Francesco manifesta nei confronti di Dio rendono, infatti, il suo cuore simile a una cittadella inespugnabile. Ciò è tanto vero che il demonio mai riuscì a prevalere né sull’ottimismo, né sulla persona o sul ministero del vescovo savoiardo!
Note:
(1) “Rituale Sacramentorum ad praescriptum Sanctae Romanae Ecclesiae”, iussu Reverendissimi Patris FRANCISCI DE SALES Episcopi et Principis Gebennensis editum, […] Lugduni 1612. Come Vescovo, Francesco si impegnò con tutte le sue forze per l’introduzione nella sua Diocesi delle riforme promulgate dal Concilio di Trento. Il fatto che Papa Paolo V non abbia vincolato la Chiesa all’uso del Rituale Romanum da lui promulgato due anni dopo, nel 1614, aiuta a comprendere perché S. Francesco di Sales abbia continuato a far uso del suo Rituale, il quale, reso obbligatorio nella sua Diocesi, ebbe larga diffusione in molti luoghi della Francia durante il sec. XVII.
(2) Oltre alla parte propriamente rituale, sono assai significati al riguardo i 9 canoni iniziali del titolo “Exorcismus super obsessis”, nei quali il santo Vescovo distribuisce istruzioni, avvisi e ammonimenti per l’esorcista.
(3) “Esortazione per la terza domenica d’Avvento”, XXXIX, 5, in Opere, IX, p. 419.
(4) TAD, VI, 14, pp. 485-486.
(5) “Filotea”, IV, 12, p. 287.
(6) “Esortazione per la terza domenica di Avvento”, XXXIX, 4, in E, p. 394.
(7) “Sermone per il Mercoledì delle Ceneri”, pronunciato probabilmente a Chambéry il 7 marzo 1612, in Opere, VIII, pp. 83-84.
(8) A una religiosa, Lettera n.1554.
(9) Alla baronessa di Chantal, Lettera n. 398.
(10) “Année Sainte des religieuses de la Visitation Sainte Marie”, Vol. I (1867) p. 28.
(11) Alla baronessa di Chantal, Lettera n. 260.
(12) M. Hamon, “Vie de saint François de Sales, évêque et prince de Genève”, V. Lecoffre, Paris 1909, I, p. 567.
(13) Omelia di Giovanni Paolo II ad Annecy (Francia), martedì 7 ottobre 1986, in “Insegnamenti di Giovanni Paolo” II, IX/2 (1986) 937-945 (in lingua francese).
(14) M. Hamon, “Vie de saint François de Sales”, I, p. 562.
(15) Cfr. E.-J., Lajeunie, “Saint François de Sales”, I, p. 485.
(16) All’epoca, la Diocesi di Ginevra dovette rinunciare a creare il proprio seminario per mancanza di soldi!
(17) Cfr. G. Papasogli, “Come piace a Dio: Francesco di Sales e la sua grande figlia”, Città Nuova, Roma 1995, p. 333.
(18) Opere XXIII, p. 269.
(19) Ibidem, pp. 270-271.
(20) Ibidem, p. 306.
(21) Cfr. la testimonianza di padre de Quoex, che accompagnava il santo nelle visite pastorali, citata da A. Ravier, “Francesco di Sales: un dotto e un santo”, Jaca Book, Milano 1994, pp. 135-136.
(22) AS IV (1868) 494.
(23) AA. VV., “Saint François de Sales. Miracles et guérisons”, pp. 6-7.
(24) Ibidem, pp. 6-7.
(25) AS X (1870) 377.
Fonti:
AA. VV., « Saint François de Sales. Miracles et guérisons », Lyon 1997.
« Année Sainte des religieuses de la Visitation Sainte Marie », Ch. Burdet, Annecy 1867-1871, 12 voll.
« Œuvres de saint François de Sales », Niérat, Annecy 1892-1964, 27 voll.
“Tutte le Lettere”, Edizioni Paoline, Roma 1967, 3 voll.