Raffaello Sanzio, Giulio Romano, Trasfigurazione di Gesù e liberazione del ragazzo posseduto dal demonio.

In questo celebre quadro che si può ammirare nei Musei Vaticani, sono messi insieme due diversi passi del Vangelo, nella parte superiore quello della Trasfigurazione di Gesù e nella parte inferiore quello del ragazzo posseduto dal demonio e liberato da Gesù.
Alle pendici del Tabor, l’azione è imperniata sulla statuaria donna inginocchiata in primo piano. Inizialmente Raffaello voleva dipingervi la madre del ragazzo, ma ora vi vediamo la Fede. È lei a mettere in relazione il gruppo degli apostoli e quello del padre del ragazzo indemoniato.


Introduzione

Non poche traduzioni in lingua corrente del brano di Matteo 17,14-21 rendono il termine σεληνιάζεται (seleniazetai), che letteralmente significa “lunatico”, con il vocabolo “epilettico”. Ugualmente alcuni biblisti, teologi e predicatori, commentando il brano citato o il parallelo dei sinottici Marco e Luca, affermano, alquanto sbrigativamente, che il giovane soffriva di epilessia. Riteniamo perciò opportuno soffermarci sull’episodio in questione, per offrire una lettura non superficiale del dato rivelato, il quale non può essere piegato o, peggio ancora, falsificato per venire incontro ai pregiudizi di una mentalità che di scientifico ha solo la pretesa. Riportiamo innanzitutto il racconto che ne fanno i Vangeli sinottici.

Matteo 17,14-21
14 Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo 15 che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell’acqua; 16 l’ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo». 17 E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». 18 E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
19 Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». 20 Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. 21 [Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]».

Marco 9,14-29
14 E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. 15 Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16 Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17 Gli rispose uno della folla: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. 18 Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19 Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20 E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. 21 Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; 22 anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23 Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24 Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità». 25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l’ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26 E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 27 Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
28 Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». 29 Ed egli disse loro: «Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Luca, 9, 37-43
37 Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro. 38 A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l’unico che ho. 39 Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli dà schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito. 40 Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 41 Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio». 42 Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43 E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Commento
Nei Vangeli, alcune liberazioni dall’azione straordinaria del demonio vengono definite anche come guarigioni. Tuttavia, gli esorcismi di Gesù si distinguono sempre dalle guarigioni; nei Vangeli, infatti, vengono chiamate talvolta guarigioni le situazioni seguenti a esorcismi di Gesù per le quali si determina la liberazione dei corpi dal demonio. Ciò perché la liberazione dalla possessione demoniaca può essere anche considerata come una guarigione fisica, non patendo più la persona quei malesseri dai quali era oppressa, a causa cioè della possessione. Riguardo a quel ragazzo che gli apostoli non erano riusciti a liberare, in Marco 9, 26 si dice solamente che il demonio «gridando e scuotendolo fortemente uscì»; in Matteo 17, 18, invece, si precisa: «E Gesù gli parlò minacciosamente e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito». Matteo, dunque, definisce guarigione quella che egli riconosce essere stata chiaramente una liberazione da una possessione demoniaca.
Dal Vangelo di Marco veniamo inoltre a sapere che quel giovane era muto e sordo, perché posseduto da uno spirito maligno che gli provocava la mutezza e la sordità: i sintomi descritti inizialmente sono quelli che ai tempi di Gesù erano attribuiti ai soggetti lunatici[1] ma il Vangelo ci dice anche, e con certezza, che il ragazzo era posseduto, perché Gesù non si rivolse a lui, bensì al demonio e con un comando imperativo lo cacciò via dal ragazzo. Matteo stesso, il quale assistette in prima persona a questo episodio, afferma che Gesù operò un esorcismo, cui fece seguito una guarigione: l’evangelista usa infatti la parola guarito per indicare il recupero della salute fisica, a seguito della liberazione dal demonio. Matteo, inoltre, riporta il dialogo che avviene poco dopo, in disparte, tra Gesù e gli Apostoli. Davanti all’evidenza che Gesù aveva operato principalmente non una guarigione, ma un esorcismo, essi non dicono: «Perché noi non siamo riusciti a guarirlo?», ma:«Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?»[2].
Gesù, dunque, annunciava il Regno di Dio, guariva gli infermi dalle malattie e liberava gl’indemoniati dal demonio.

Per comprendere nei Vangeli la differenza tra guarigione da una malattia e liberazione da una possessione diabolica, bisogna osservare attentamente l’atteggiamento che Gesù aveva quando si trovava dinanzi a una persona malata e quello che aveva quando invece si trovava davanti a una persona realmente vittima di possessione diabolica.
Quando Gesù incontra una persona malata stabilisce una relazione immediata con lei e la guarisce. Le parole che in quelle circostanze Gesù pronuncia evidenziano a volte l’importanza che la fede in Lui ha avuto nell’ottenimento della guarigione;[3] a volte sono comandi rivolti al malato perché faccia qualcosa;[4] a volte sono espressioni con cui dichiara la sua volontà.[5]
Se invece si imbatte in una persona posseduta nel corpo dal demonio, Gesù si rivolge con determinazione a qualcun altro – distinguendolo dalla persona stessa – e con un comando imperativo gli ordina di lasciare quel corpo e di non tormentare più quella creatura.[6]
Nei Vangeli, però, la distinzione tra la condizione di semplice malattia e quella di possessione diabolica è indicata non solo dal diverso atteggiamento che assume Gesù verso le persone tribolate, ma anche dal comportamento che le stesse persone sofferenti hanno nei suoi confronti.
A differenza dei semplici ammalati, i quali cercano Gesù e lo supplicano di guarirli[7], quando Cristo accosta una persona posseduta dal demonio nel proprio corpo, il demonio, manifestandosi attraverso la persona, reagisce in modo scomposto, gridando, agitando la persona, mostrando ripulsa e avversione profonda nei confronti di Gesù, da cui teme di essere sconfitto.[8]
Mentre nel caso dei miracoli con i quali Gesù guarisce da malattie invalidanti, oltre all’immediato recupero della salute, la reazione del guarito registrata dai Vangeli è spesse volte quella dell’esultanza e della gioia,[9] nel caso di persone possedute, allorché il demonio è vinto dalla potenza del Cristo, gli Evangelisti annotano che il corpo della persona vittima del maligno cade a terra prostrato.[10]
Quindi, da quanto riferito dagli Evangelisti emerge una significativa differenza di comportamento tra una persona realmente posseduta dal demonio e una afflitta da una malattia naturale, differenza che si specifica come un’eclissi della coscienza[11] del posseduto e il sostituirsi ad essa di un’intelligenza e di una volontà estranee, che assumono il controllo e la direzione del suo corpo. La persona riacquista piena coscienza di sé solo quando Gesù l’ha liberata.
«Non è fuori luogo rilevare che la liberazione dal demonio operata da Gesù durante il suo ministero pubblico in persone possedute dal maligno, viene talvolta indicata dagli Evangelisti con il termine “guarigione”. Ciò si spiega col fatto che, una volta cacciato lo spirito maligno, vengono meno anche i contraccolpi fisici sofferti dalla persona posseduta, come nel caso dell’uomo che era muto e che riprese a parlare,[12] o del ragazzo a cui il demonio causava convulsioni, gettandolo spesso nell’acqua e nel fuoco,[13] e che, una volta liberato dal demonio, fu liberato anche dalle convulsioni di cui soffriva. Sono circostanze che anche al presente molti esorcisti sperimentano nell’esercizio del loro ministero, per cui la scomparsa delle conseguenze fisiche provocate dalla possessione diabolica giustifica l’impiego del termine “guarigione” nell’affrancamento da situazioni di sofferenza dovute non a malattie di origine naturale, ma ad un’azione preternaturale del demonio»[14].
Nell’episodio dell’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao, Gesù non disse: «Taci», ma con comando imperativo disse: «Taci ed esci da quell’uomo!» (Mc 1,25). Quando si trovò davanti al posseduto che vagava tra i sepolcri, urlando e percuotendosi con pietre, Gesù non parlò a lui, ma si rivolse direttamente a qualcun altro, che aveva ridotto quell’uomo in tale miserevole condizione e con comando imperativo, esclamò: «Esci, spirito impuro da quest’uomo!» (Mc 5,8)[15].
Quando gli portarono il ragazzo che i discepoli non erano riusciti a liberare, tanto che suo padre si è presentato a Gesù supplicandolo di liberarlo, Gesù non disse al ragazzo: «Sii guarito e va’ in pace», ma: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più!» (Mc 9,25). Con queste parole Gesù ci rivela chiaramente che quel ragazzo era posseduto da una presenza demoniaca che gli bloccava la parola e l’udito. Un’ulteriore dimostrazione che il ragazzo era posseduto è che egli cominciò ad avere una tremenda crisi appena venne portato davanti a Gesù. Leggiamo infatti nel Vangelo di Marco 9, 20: «Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando». Quel ragazzo, oltre ad essere muto, era anche sordo; dunque, non poteva sapere chi fosse Gesù: eppure, nel momento in cui lo vide, ebbe una violenta reazione. L’evangelista mette in relazione il vedere Gesù con questa improvvisa reazione del ragazzo per affermare, come anche in altri passi del Vangelo dove vengono descritti esorcismi, che la reazione non è da attribuire alla persona sofferente, ma al demonio, il quale non riuscendo a resistere alla presenza e alla parola di Gesù, non poteva più nascondersi. È evidente, dunque, che quel ragazzo definito artificiosamente epilettico da alcuni commentatori e teologi contemporanei con un’interpretazione assai soggettiva, in realtà non era epilettico. Il Vangelo ci rivela con certezza che quel ragazzo era posseduto dal demonio. Gesù, infatti, non si comportò come se avesse davanti un ragazzo semplicemente ammalato, ma un ragazzo posseduto, per cui non si rivolse al ragazzo, ma al demonio e con un comando imperativo lo cacciò via, dicendo: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più!» (Mc 9,25).
A chi nega la storicità di questo episodio, oppure afferma che in realtà Gesù ha solo guarito il ragazzo dall’epilessia, ma non ha cacciato alcun demonio, bisogna evidenziare la debolezza della sua posizione. Bisogna fargli capire che sta ragionando con la mente di altri esegeti (le cui asserzioni sono discutibili) e non con la ragione illuminata dalla fede. Inoltre, nel caso di un esorcista, è l’esperienza stessa a dirgli che il fatto evangelico è storico, perché lo vive quotidianamente nel momento in cui svolge il suo ministero. Inoltre, glielo si può dimostrare anche per via esegetica. È innanzitutto la struttura stessa del testo ad attestare che il fatto è accaduto veramente e non è una elaborazione teologica o narrativa di chi ha scritto il Vangelo. Chi vuole dimostrare che il fatto non è accaduto veramente, su quali basi può dimostrarlo?
Riguardo poi le caratteristiche della crisi del ragazzo, potremmo chiedere a un medico: «Esiste una epilessia che si manifesta quando l’ammalato si incontra con qualcuno o vede qualcosa in particolare?». Egli ci risponderebbe che tra i fattori che possono scatenare una crisi epilettica non c’è mai l’incontro con una persona. Invece quel ragazzo cominciò ad avere una tremenda crisi appena lo portarono davanti a Gesù. Questo però non è il comportamento degli epilettici. L’evangelista vuole infatti raccontare un esorcismo e non un’altra cosa. Gli esorcisti si sono trovati varie volte a sperimentare di persona e in pienezza lo stesso episodio evangelico: persone clinicamente sane che hanno manifestato la crisi, con i segni tipici delle possessioni diaboliche, appena vennero portate davanti a loro.
Nemmeno ci troviamo, come alcuni affermano, davanti a una reale epilessia provocata però da un’azione straordinaria del maligno, ma – lo ribadiamo –  davanti a una vera possessione diabolica alla quale, dopo la cacciata del demonio, seguì anche la “guarigione” dalle ripercussioni fisiche che il demonio provocava sul corpo del ragazzo e che alcuni esegeti moderni, non avendo mai assistito a reali casi di possessione, hanno erroneamente attribuito a quella malattia che noi oggi definiamo epilessia.
Alcuni esorcisti, inoltre, hanno assistito all’insorgere di crisi epilettiche in alcune persone, e possono affermare che quello che accade in quel momento non ha nulla a che fare con le manifestazioni convulsive e gli altri fenomeni che si verificano durante una possessione diabolica.
Certamente, non ogni malessere fisico guarito da Gesù era conseguenza di una possessione diabolica, e in quel caso abbiamo già visto che il comportamento di Gesù e della persona è ben diverso. E poi Cristo, che ha il potere di guarire e che avrebbe potuto servirsene se si fosse trattato di una malattia, è ricorso esplicitamente all’esorcismo: «Spirito muto e sordo, io te lo ordino, esci da lui e non vi rientrare più» (Mc 9, 25). Se si fosse trattato di una patologia come pensano alcuni biblisti, non si riuscirebbe a capire perché intimò al demonio di uscire da quel ragazzo. Né tantomeno si può pensare che Gesù si sia sbagliato nella diagnosi, scambiando per possessione diabolica quella che invece sarebbe stata una malattia naturale. Verrebbe compromessa la sua divinità.
Peraltro, se consultiamo i Padri della Chiesa quando commentano questo episodio evangelico, non troviamo alcuno di essi che non sia unanime nell’attribuire a una possessione demoniaca la condizione di quel ragazzo. E, come sappiamo, quando la convergenza dei Padri della Chiesa è unanime, essa diventa norma della fede.
Considerando infine i particolari di questo episodio, descritti sia in Matteo che in Marco e in Luca, alla luce dei progressi nella conoscenza dei sintomi dell’epilessia, qualunque medico esperto in tale malattia, non può non riconoscere in tutta onestà che il quadro esposto nei Vangeli non si combina con i dati certi che abbiamo circa le manifestazioni di questa patologia[16], né si possono in alcun modo verificare grazie alle modalità con cui vengono descritti dai Vangeli, soprattutto nel momento in cui interviene Gesù sulla scena, e né si possono risolvere nei modi con cui Gesù è intervenuto.


[1] Riguardo il termine “epilettico” dobbiamo tener presente che esso non ricorre nel Nuovo Testamento. Il testo evangelico greco usa il verbo seleniazetai che significa «è lunatico». La versione Vulgata della Bibbia tradotto alla lettera «lunaticus est». La traduzione ecumenica della Bibbia ha tradotto alla lettera «lunatico». Nei tempi antichi si credeva che gli attacchi di epilessia fossero collegati alle fasi lunari per cui i sintomi descritti nella narrazione evangelica sono stati attribuiti a quella malattia che oggi definiamo «epilessia». Questo è il motivo per cui varie traduzioni, tra cui la Bibbia CEI, hanno adottato la parola epilettico, che però si riferisce una errata interpretazione odierna riguardo la condizione del ragazzo del Vangelo.

[2] Un ulteriore episodio evangelico, nel quale si definisce guarigione una liberazione dal demonio, è quello della figlia della donna cananea. Marco dice esplicitamente: «Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia» (Mc 7, 25-26). Gesù elogia la fede di quella donna, e la narrazione di Marco si conclude così: «Allora le disse [Gesù]: “Per questa tua parola, il demonio è uscito da tua figlia”. Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato» (Mc 7,29-30). Matteo, descrivendo lo stesso episodio, conclude con questa espressione: «Allora Gesù le replicò: Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri. E da quell’istante sua figlia fu guarita» (Mt 15, 28). L’espressione guarita, in questo caso, si riferisce a una liberazione dal demonio, perché precedentemente anche Matteo aveva riportato le parole della cananea: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio» (Mt 15, 21).

[3] Cfr. Mt 9, 22; Mc 5, 34; Lc 8, 48.

[4] «Alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua» Mt 9, 6; Mc 2, 11; Lc 5, 24. «Andate a presentarvi ai sacerdoti» Lc 17, 14. «Alzati prendi il tuo lettuccio e cammina» Gv 5, 8. «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» Gv 9, 7.

[5] «Lo voglio, sii sanato» Mt 8, 3; Mc 1, 41; Lc 5, 13.

[6] «Taci! Esci da quell’uomo» Mt 1, 25; Lc 4, 35. «Esci, spirito immondo, da quest’uomo!» Mc 5, 8. «Spirito muto e sordo, io te l’ordino, esci da lui e non vi rientrare più» Mc 9, 25.

[7] «Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato» Mc 1,40-42; «Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.» Mc 3, 10; cfr. anche Mc 2, 10-12; 3, 4-6; 5, 25-34; 6, 53-56.

[8] «Basta! Che vuoi da noi Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» Lc 4, 34 (cfr. anche Mc 1, 24); «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?». Mt 8, 29 (cfr. anche Lc 8, 28).

[9] Ad esempio, cfr. Lc 5, 15; 17, 15-16; 18, 43.

[10] «E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.» Lc 4, 35; «E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: “È morto”» Mc 9, 26.

[11] Nel senso di consapevolezza che permette al soggetto di avvertire quanto avviene in sé e nei suoi rapporti con il mondo esterno, mantenendo il controllo (e la responsabilità) delle proprie azioni.

[12] Cfr. Mt 9, 32-33.

[13] Cfr. Mt 17, 15-16.

[14] Associazione Internazionale Esorcisti, Linee guida per il ministero dell’esorcismo, Edizioni Messaggero Padova, 2019, pagg. 16-17.

[15] Spirito impuro: l’aggettivo impuro o immondo non va inteso in senso fisico e nemmeno in senso legale con riferimento alle leggi di purità dell’Antico Testamento, ma in senso morale, come qualità dell’animo dominato da una decisa volontà di operare il male. È appunto questo il male che, secondo l’insegnamento di Cristo «contamina l’uomo e lo rende veramente “impuro”» (cf Mc 7, 15.20-23). In questo caso quindi si tratta di un vero spirito del male, cioè del demonio.

[16] Ad esempio, ci viene anche detto chiaramente che il demonio gettava il ragazzo nell’acqua e nel fuoco (cfr. Mc 9, 22). Gli epilettici non vanno a cercare acqua in cui affogare o fuoco da cui farsi incendiare.