Gabriele Cianfrani[1]
Recensione a:
Alberto Castaldini, L’adesione diabolica. Una sfida antica fra dannazione e salvezza , Sugarco, Milano 2023, 216 pp., 18,50 euro.
 
Questo libro di Alberto Castaldini mette in luce alcuni aspetti antropologici di grande importanza, nell’analisi di quell’azione diabolica che l’uomo spesso finisce per assecondare al punto di “aderirvi”.
Un dato è centrale, evidenziato dal titolo del primo capitolo: “La libertà calpestata”. È proprio da quella libertà oltraggiata che prende avvio la riflessione dell’Autore. La libertà dell’uomo conobbe infatti il primo ostacolo con i progenitori Adamo ed Eva. È possibile notare nel testo di “Genesi” che alla precisa domanda del serpente (cfr. Gen 3,1) la donna risponde inserendo il “non lo dovete toccare” (cfr. Gen 3,3), ossia aggiunge del suo al divieto divino, acconsentendo di fatto al serpente per poi ritrovarsi con la libertà piegata. Come questo libro evidenzia, tale stato poteva essere sanato soltanto dal rinnovamento della creazione in Cristo, che concede la partecipazione alla natura divina (cfr. 2Pt 1,4) per mezzo della grazia conferita a partire dal sacramento del Battesimo (cfr. Gal 3,27).
Castaldini sottolinea il fatto che l’“adesione” diabolica, per essere tale, non può non coinvolgere l’intelletto e la volontà dell’uomo. Infatti, la tentazione del Maligno non si pone in maniera totalmente estranea all’essere umano, altrimenti non vi sarebbe adesione alcuna. La tentazione si radica nel vissuto, e in tal modo si radica in ciò che la volontà umana cerca per sua natura: il bene. Ma se questo bene viene falsamente presentato come tale, ossia un male sotto le sembianze di bene, allora serve una seria valutazione che chiami in causa l’agire morale, la potenza dell’intelletto e quella della volontà. In questo modo un bene viene conosciuto e riconosciuto come tale. Tuttavia, come ben scrive l’Autore, spesse volte nel cooperatore del Maligno si confonde ogni criterio di discernimento.
È particolarmente importante soffermare l’attenzione sulla “soggezione/assoggettamento”, strettamente legata e conseguente alla “adesione”. Da un lato non vi sarebbe adesione diabolica se mancasse l’atteggiamento attivo e cooperante, ossia volontario dell’essere umano. Ciò non solo spiana la strada a ciò che si definisce “peccato”, ma a un progressivo deterioramento ontologico. Dall’altro questa decisione conduce a quella che a sua volta Padre Piermario Burgo nel suo studio sulla “soggezione diabolica” ha descritto come una vera e propria dipendenza morale dal demonio, tale da suscitare nell’uomo una sorta di gusto del peccato (cfr. Atti Convegno Nazionale AIE, 2016).
Nella “adesione” diabolica, la libertà che si assoggetta viene ad essere coartata, impedendo alla creatura umana di raggiungere la sua perfezione in Dio, sfociando in quella soggezione che non è altro che il risultato di un’adesione continua, fino a subire una certa conformazione al demonio.
Quale sarebbe il punto di partenza? Castaldini parla di “stupidità metafisica” nel rifiuto della propria creaturalità e di conseguenza nel rifiuto del progetto divino. È tutto concatenato, dacché Dio ha creato l’uomo per un progetto soprannaturale e l’uomo fa suo tale progetto accettando, anzitutto, la propria creaturalità. Invece il rifiuto di Dio comporta il rifiuto della somma Bontà conseguente al rifiuto della propria creaturalità, nella convinzione di poter fare a meno, ontologicamente, di Colui che è (Es 3,14). Un rifiuto del genere implica la tendenza al non essere, nella negazione dell’essere, dacché con la “adesione” diabolica l’uomo si assoggetta a colui che è irreversibilmente dannato, il diavolo, e che tende a negare anche se stesso pur di negare Dio Creatore.
Un ringraziamento, dunque, ad Alberto Castaldini per aver messo in luce, nel suo libro, quello che a questo punto sembra essere l’aspetto più importante: la dipendenza ontologica e antropologica dell’uomo da Colui che è l’Essere per sé sussistente e sommamente Persona. Dal riconoscimento di tale dipendenza creaturale dipende la salvezza dell’uomo o la sua dannazione.

[1] Laureato in Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma (2022).